il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

GLI ASCENSORI AL CINEMA
Tante scene in pochi metri cubi
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340225 commenti | 64363 titoli | 25539 Location | 12758 Volti

Streaming: pagine dedicate

Location Zone

  • Film: Cosa sarà (2020)
  • Luogo del film: La strada dove, distrattosi per ammirare una passante, Bruno (Rossi Stuart) si tira una sportellata
  • Luogo reale: Via Pomponio Mela, Roma, Roma
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  • Film: La statua (1971)
  • Multilocation: Villa Parisi
  • Luogo reale: Viale Catone, Monte Porzio Catone, Roma
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Emma Matilda Liò

    Emma Matilda Liò

  • Annabella Buonomo

    Annabella Buonomo

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Achab50
Singolare opera norvegese che tratta la vicenda del campione di 1 kg che deve essere portato a Parigi per la verifica. La trama è esile, ma le trovate accurate e a volte maliziose (la mini auto elettrica, la sfilata dei singoli convenuti con l'identico ombrello e contenitore, la progressiva spoliazione della casa da parte dell'ex compagno) rendono il tutto assai gradevole. Quando si sta al gioco si parteggia per l'algida protagonista, ben interpretata da Ane Dahl Torp. Novanta minuti che scorrono leggeri e non fanno pentire della visione. Raccomandato.
Commento di: Pigro
Piacevole conclusione della prima serie dedicata a Poirot, con un bel quesito giallo ai limiti dell’irrazionale e dell’impossibile: quello dell’industriale che sogna il proprio suicidio e poi lo commette davvero. Sceneggiatura ben equilibrata tra gli elementi investigativi (che arrivano a un esito tanto acuto quanto sorprendente), le peculiarità ambientali e caratteriali e le amenità umoristiche. Non male anche la conduzione complessiva dell’episodio in quanto a ritmo e a direzione generale. Godibile.
Commento di: Siska80
Serie cult che ha stravolto il genere poliziesco: qui, infatti, il bello non è scoprire chi è il colpevole (lo spettatore lo sa sin dall inizio), quanto piuttosto capire come farà il serafico tenente a smascherarlo. Non tutti gli episodi sono eccellenti, ma molti geniali e ognuno pregno di humour. E poi c'è lui, il mitico protagonista, il quale da solo rende il telefilm un piccolo capolavoro: l'uomo bassino con l'impermeabile che sfida le stagioni, non bello ma dal sorriso irresistibile e l'inspiegabile capacità di individuare il criminale al primo incontro. Inossidabile.
Commento di: Bullseye2
Secondo "ninja-movie" occidentale dopo The octagon, con un Franco Nero senz'altro migliore di Norris nell'interpretazione, tuttavia totalmente a digiuno di arti marziali. Poco male, perché il film comunque percorre strade già familiari all'attore tra il western e lo "scazzottata movie" alla Spencer e Hill (seppur con non poche scene violente e sanguinolente). Aiutato da un ottimo ritmo e da un cast stracult (soprattutto Christopher George come gayissimo villain), il film porta a casa il risultato, oltre a inaugurare un filone caro ai "topi di videoteca" dei bei tempi che furono.
Commento di: Galbo
Un pastrocchio fantascientifico realizzato a uso e consumo dell’attrice protagonista che purtroppo per lei si rivela assai inadatta al genere. Il film mescola neanche troppo abilmente alcuni temi di vecchi film dal genere (inutile citarli, i richiami sono più che evidenti), con un risultato finale al di sotto della mediocrità, sia sul versante action (gli effetti speciali sono modesti) che su quello più “intimista” (dialoghi davvero imbarazzanti). I completisti del genere possono darci un’occhiata, per gli altri meglio attenersi.
Commento di: Luluke
Bocciato da critica e pubblico, l'esordio di McGregor alla regia merita miglior considerazione. Alle prese con il romanzo più famoso (e un po' verboso) di Roth, il film si concentra quasi esclusivamente sul rapporto tra lo "Svedese" e la figlia, lasciando ai margini le altre tematiche sociali, che si intravedono solo come ostacolo alla sublimazione dell'amore paterno. Può sembrare melodrammatico, in realtà è commovente ma fuori tempo per celebrare la figura di un uomo che viene costantemente tradito dalle donne della sua vita, in un mondo che accetta ora solo la visione opposta.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

E mentre Hollywood nel suo monster universe si lancia alla riscoperta dell'anima più giocosa, ingenua e primitiva di Godzilla, il Giappone rientra in possesso della propria creatura rilanciandone il peso specifico con ambizioni e mire ben diverse, non solo in termini di spettacolarità. Lo s'era già intuito con SHIN GODZILLA...Leggi tutto, ma qui si va oltre, costruendo il film sulla storia di un kamikaze, Shikishima (Kamiki), che nel 1945, a guerra ormai finita, in sosta per la riparazione del proprio velivolo sull'isola di Odo incontra Gojira, la bestia gigantesca. Avrebbe il compito di colpirla utilizzando la potente mitragliatrice del suo aereo, ma non ha la forza di sparare e nel frattempo il mostro fa scempio dell'intero contingente militare di stanza lì.

Rientrato in una Tokyo rasa al suolo dai bombardamenti, Shikishima vi incontra Noriko (Hamabe), una giovane che ha preso con sé una bimba orfana e ha deciso di crescerla. L'uomo resta con loro, provvedendo a pagare i sostentamenti con un lavoro particolare quanto rischioso: sminare il mare dalle pericolose bombe americane, facendole riemergere e sparandogli contro per farle esplodere. E' durante una di queste missioni che il nostro incontra nuovamente Godzilla, questa volta deciso a fare una visitina a Tokyo. Impossibile respingerlo, benché ci provino con apparente efficacia corazzate potentissime.

E' infatti il mare il primo terreno di scontro con il mostro: Godzilla vi si muove con gran disinvoltura. Si avvicina come uno squalo alle sue prede facendo spuntare dall'acqua non la pinna ma le inconfondibili creste (pronte a colorarsi d'azzurro e "alzarsi" quando è il momento di sparare il devastante raggio distruttore dalla bocca); quindi si alza imperioso, azzanna intere navi da guerra, riduce a brandelli tutto ciò che tocca, insegue a distanza minaccioso nuotando... La sorpresa migliore arriva da qui: contando su una regia che dal punto di vista spettacolare mostra numeri importanti, Godzilla ha in questo film scene davvero gustose e ben girate, che sfruttano le ampissime potenzialità della computergrafica (non sempre impeccabile, a dire il vero) per fornirci nuove prospettive della distruzione urbana di Tokyo (non mancano i vagoni del treno stretti in bocca dal mostro, vera immagine icona della saga).

Quello che invece non convince sono al solito le fasi in cui si affronta l'epica romantica della storia, soprattutto perché poggiata su dialoghi insignificanti che la regia - pur aiutata da una splendida, scintillante fotografia - non riesce a rendere scorrevoli, con pause infinite in cui si cerca di caricare di mestizia quasi neorealista i personaggi. Ma se consideriamo che ai lunghi interludi sentimentali vanno aggiunti quelli interminabili in cui la difesa organizza il complesso piano per fronteggiare l'avanzata di Godzilla e quelli in cui ci si sposta sulle navi senza che nulla accada in attesa che il mostro attacchi, è facile concludere che le due ore di durata si sarebbero potute molto facilmente stringere guadagnandoci in termini di tensione e coinvolgimento. Così restano soprattutto le buone (talora ottime) scene con il mostro al centro, che col progredire degli effetti speciali diventano sempre più incredibili, specie se - come in questo caso - accompagnate da una eccellente capacità di regalargli una grandiosità e un impatto visivo superlativi.

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A quanto si legge ispirato a una storia vera, il film racconta di Tess McCall (Kalember), casalinga con due figli che festeggia con un bell'evento in giardino i vent'anni di matrimonio con Craig (Irwin). Una famiglia felice, apparentemente, ma ecco che la sorella di Tess, Denise (Clayton), se ne esce a sorpresa con un fulmine a ciel sereno: è certa che il marito la tradisca e chiede a Tess di aiutarla a scoprirlo. Lei s'ingegna, pedina l'uomo e non ci vuole molto per capire che i sospetti di Denise sono fondati: il maialone se ne va con l'amante giovane in un locale ed...Leggi tutto è ora di fargli capire che non la passerà liscia.

E' sempre Tess a preparare le carte per l'avvocato divorzista, tanto bene che quest’ultimo - analizzato il certosino lavoro compiuto dalla donna per smascherare il cognato - le propone di lavorare come detective per lui. Tess sulle prime si nega, ma non appena Craig la fa sentire inutile e incapace, accetta e parte in caccia di mariti fedifraghi. Uno dei primi che becca in flagrante facendo lei stessa da esca è un giovane che ha sposato una ricca donna decisamente più in età (Vaccaro), disperata nello scoprire di essere stata a lungo presa in giro. Complimenti da parte di tutti, per Tess; tranne che dal suo Craig, poco felice di quell'attività che la tiene così tanto occupata fuori casa. E se invece pure lui...?

La parte forse più interessante del film comprende i sospetti di Tess sul proprio marito, il suo combattere contro qualcosa che non vuol credere possa essere vero. D'altra parte le smentite non mancano e il dubbio resta. E' lei, in ogni caso, il centro assoluto della vicenda: Patricia Kalember interpreta bene la signora di mezz'età ancora affascinante dapprima poco sicura di sé poi, grazie ai riconoscimenti ottenuti per il suo nuovo lavoro, sempre più pratica nell'usare i tanti strumenti del mestiere (che in qualche scena vediamo sfoggiare con gusto quasi "bondiano"). Eppure, al di là dell'amicizia con qualche cliente affezionata (la Sally di Brenda Vaccaro in primis, con la quale stabilisce un bel rapporto umano), l'aver acquisito i mezzi per indagare nelle vite altrui in qualche modo la spaventa, facendo alzare la tenzione in famiglia. Lo si capisce quando becca la figlia e il suo boyfriend fare sesso in casa, ma anche quando Craig cerca di dissuaderla dal continuare sulla sua nuova strada.

Non troppo aiutato da una regia che qualche indecisione la evidenzia, il film - televisivo e si nota - riesce a svilupparsi tratteggiando bene soprattutto la figura del marito, detective pure lui (ma in polizia), che Tom Irwin rende umano soprattutto nel modo amorevole e comprensivo con cui cerca di convincere su moglie a non lavorare troppo. Da riempitivo puro le scene con la figlia (Brûlé) indecisa se partire a fare l'Università in Francia, meno banale del previsto il finale in aeroporto. Drammatico ben calibrato, debole nella confezione ma che nel complesso si lascia seguire. Abbassando un po’ le aspettative…

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L'acqua straborda nei tunnel della metropolitana di Mosca. Perdite diffuse - segnalate da un addetto scambiato per un alcolizzato e mai creduto - d'improvviso si moltiplicano allagando gli ambienti sotterranei mentre passano i treni. Uno in particolare, che come si può immaginare contiene gli sparuti protagonisti del film, descritti molto sommariamente tranne in due casi: il marito (Puskepalis) di una donna (Khodchenkova) che non lo ama più da anni e un uomo (Belyy) con cui quest'ultima lo tradisce fin dalla prima scena. Insieme a loro la figlioletta (Vistingauzen) del...Leggi tutto primo, che col passare del tempo sempre più capisce l'astio tra i due uomini senza poterne immaginare l'origine. I due contendenti si ritrovano guarda caso nello stesso treno della metropolitana e viaggiano verso la valanga d'acqua che irrompe inaspettatamente nel tunnel causando la catastrofe. Un momento indubbiamente ben reso, con sapienti ralenti che mostrano i corpi scontrarsi tra loro mentre l'acqua allaga i vagoni con effetti suggestivi.

Peccato per una fotografia dai toni ingialliti e altamente desaturata nelle scene più buie che sottrae molto fascino al film ingrigendolo oltremodo. Se però le sequenze più catastrofiche si consumano già tutte nella prima mezz'ora o quasi, ci si chiede come verrà riempita la restante ora e quaranta. Con l'acqua che diventa il pericolo numero uno sembra quasi di stare tra il Poseidon e il Titanic, anche perché a quel punto la metropolitana tende sempre di più a scomparire per lasciare spazio ai drammi del gruppetto in fuga nei tunnel, mentre la massa di passeggeri superstiti si disperde presto senza che se ne sappia più molto (se escludiamo i poveretti in movimento tra i rigagnoli, fulminati involontariamente da chi non aveva staccato la corrente elettrica nelle sale comando).

La costruzione del film è smaccatamente hollywoodiana, con l'unica eccezione del rapporto - con qualche asperità imprevista, anche nel finale - tra i due uomini, ma la regia e le interpretazioni non possono rivaleggiare con le migliori produzioni a stelle e strisce. Resta un discreto esempio di catastrofico, con qualche buon momento ma anche tanti dialoghi sfiatati, battute a tratti decisamente goffe, la seconda coppia d'accompagnamento (giovane e bella) che fa da tappezzeria senza mostrare un minimo di spessore e una quinta donna incomoda, spaiata, che incide ancor meno.

All'esterno la moglie/madre si dispera, cerca notizie dei suoi cari dispersi, corre a destra e a manca senza concludere nulla mentre sotto hanno i loro bei problemi a risalire in superficie. Dei soccorsi si hanno ben poche notizie, la polizia cerca più che altro di mantenere l'ordine e ci si avvia piuttosto stancamente all'ovvio epilogo, reso terribile dall'intrusione di un cagnolino che stoppa inspiegabilmente l'azione prima dei titoli di coda. Buone le musiche, spesso di stampo classico. Curioso che in un film ambientato nella metropolitana di Mosca mai si inquadrino le meravigliose stazioni, gioielli architettonici ognuna in diverso stile che chi ha visitato la capitale russa probabilmente avrà visitato.

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

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